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Accessibility Days: l’esperienza di Virginia Capoluongo

30 Giu, 2022 Community
Accessibility Days: l’esperienza di Virginia Capoluongo

Abbiamo fatto due chiacchiere con la nostra UX/UI Designer, Virginia Capoluongo, su design e accessibilità dopo la sua partecipazione agli Accessibility Days.

Gli Accessibility Days: accessibilità e design

Accessibility Days è un evento che punta i riflettori sui temi dell’accessibilità e in particolare della disabilità: si rivolge a sviluppatori, designer, creatori ed editori di contenuti. Più in generale a tutti i professionisti del settore digitale. Si è tenuto il 20 e 21 maggio, in occasione del Global Accessibility Awareness Day, una manifestazione promossa proprio per sensibilizzare le persone e portarle al confronto con chi ha una disabilità.

La nostra Virginia era all’Istituto dei Ciechi di Milano, a seguire talk e workshop in presenza. Ecco cosa ci ha raccontato.

Qual era il tema centrale degli Accessibility Days? Chi hai incontrato in platea?

Virginia: Il focus era sull’accessibilità ai sistemi informatici e all’informazione, sul rendere possibile per tutti il reperimento e la comprensione delle informazioni. E credo che questo sia un aspetto che coinvolge soprattutto i designer e gli sviluppatori, certo, il mondo digitale, che può portare a superare alcune delle barriere tradizionali, ma in generale tutta la società. C’erano, inoltre, davvero molte persone con disabilità.

Credo che un evento del genere sia davvero interessante per chiunque, perché apre davvero gli occhi su tante criticità che molti incontrano ogni giorno, e che noi non consideriamo. Il confronto con persone disabili, l’ascolto delle loro necessità ed esperienze è la cosa che mi ha più colpita di queste giornate.

Prima di arrivare ai contenuti, hai notato differenze nella forma dell’evento? Era davvero accessibile?

Virginia: Ho riflettuto molto sulle difficoltà nell’organizzare un evento del genere. Effettivamente ho notato molte “attenzioni” che potrebbero essere messe in pratica con poco anche nelle grandi manifestazioni ma a cui non viene dato il giusto spazio per puro e semplice distacco dalle questioni sottolineate negli Accessibility Days. Ad esempio, nei talk c’era sempre qualcuno che usava la LIS, tutto era sottotitolato live e gli speaker erano attenti a usare un linguaggio semplice, a parlare lentamente e a descriversi e descrivere eventuali immagini e situazioni per chi non poteva vedere. 

Non serve molto per fare questo, basta solo raggiungere la consapevolezza e iniziare a prendersi cura di questi aspetti. 

Quali contenuti ti hanno colpita maggiormente?

Virginia: Innanzitutto quello di Pete Kercher, Ambasciatore EIDD di Design for All Europe, che mi è rimasto nel cuore: ha parlato dell’accessibilità come di una responsabilità dei designer.

Accessibility Days - Pete Kercher

Perché la diversità, in realtà, appartiene a tutti: a parte chi ne ha una riconosciuta, c’è chi porta gli occhiali, chi ha un amico o un parente disabile, ci sono le donne con mestruazioni o in gravidanza che hanno una situazione “particolare” in un mondo progettato per gli uomini, e poi tutti diventeremo - si spera - anziani.

L’inclusione è fondamentale nella progettazione, eppure la totale accessibilità è ancora impossibile: esiste l’esclusione e dobbiamo esserne consapevoli, non dobbiamo però escludere per sciatteria ma sapendo di lasciar fuori qualcuno.

C’erano poi i ragazzi di Google, Lorenzo Caggioni  e Davide Ferraro che hanno raccontato una storia molto bella: uno di questi ha sviluppato un progetto per Giovanni, il fratello disabile. Dalle esigenze di una singola persona è iniziato lo sviluppo di Diva, un progetto di Google per sviluppare una soluzione che possa essere utilizzata da molti utenti che condividono simili necessità. La cosa che mi ha colpita è che ognuno del team si è presentato con una descrizione “oggettiva”, dando informazioni sulla propria fisicità per dare un contesto ai non vedenti.

Dal punto di vista tecnico, invece, molto interessante il talk di Daniele Tabellini del  Dipartimento per la Trasformazione Digitale e Fabrizio Cavelo di Agenzia per l'Italia Digitale, che hanno parlato del Design System per il Paese, ovvero degli strumenti necessari alla realizzazione delle interfacce dei siti e servizi digitali della Pubblica Amministrazione, così da renderle coerenti, semplici e fruibili da tutti i cittadini. 

L’ultimo intervento che per me è stato molto forte e mi ha lasciato tanti spunti di riflessione è stato quello di Pietro Minucci, esperto di disabilità uditive, che ha posto un quesito forte: perché lui, sordo, non può avere accesso alle stesse informazioni e agli stessi servizi degli altri? Non è corretto, anche lui ha diritto a comprendere tutto e avere una propria indipendenza

Oggi questo è più semplice grazie a una serie di dispositivi per disabili, grazie alla tecnologia assistiva. Perché non farlo?

Cosa riporti in 20tab e nella tua routine lavorativa? 

Virginia: Al di là delle nozioni tecniche, la cosa che mi sono portata a casa è proprio il concetto di responsabilità: rendere il design e le informazioni accessibili è qualcosa che ci viene richiesto dalla Legge ad esempio sugli strumenti pubblici, vero, ma dovrebbe essere proprio un’attenzione dovuta.

Dopotutto è possibile farlo, rendendo attenzione e consapevolezza parte del processo. 

Redazione

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